mercoledì 20 ottobre 2010

Osservatorio Critico Università Roma2


Secondo incontro - 15 ottobre 2010
Novo Critico 2010: Esercizi di Rianimazione,
Andrea Cosentino incontra Claudia Cannella.

Qual è il limite?

Qual è il limite che, se superato, fa perdere il plauso del pubblico? Fin dove ci si può spingere, giocando sul nonsense e sull’improvvisazione, senza temere di spezzare il legame con lo spettatore e al contempo l’afflato che spinge alla ricerca? Al pari di un cubo di spugna che tiene in mano e può nascondere numerose possibilità espressive solo scrutandolo a fondo (o, sarebbe meglio dire, giocandoci seriamente), l’artista Andrea Cosentino recepisce l’immediata reazione del pubblico, sulla quale inizia a creare un percorso che nessuno, né lui, né chi lo guarda, sa bene dove andrà a parare. Eliminare ogni scala gerarchica, l’attore è al livello dello spettatore, la parola d’ordine è ‘spiazzare’. ‘Disordinare’ e ‘cercare’, le sue compagne. Sulla scena si trova un insieme sparpagliato di cose, potenziali vitalità nelle mani di Cosentino, di cui si osserva la volontà costante di trascinare il gioco in una terra di nessuno, dove non appena si mette piede è necessario saltarne fuori, per cercare ancora, altrimenti svanirebbe la vena fanciullesca acuta ed attenta ad ogni particolare della materia che, tutta, indistintamente, da quella più nobile alla più povera, può sorprendere, emozionare. Lo studio prevede ripensamenti, idee solo accarezzate e immediatamente abbandonate; coi suoi esercizi, Cosentino più che mostrare un breve ritaglio di un prossimo spettacolo, ha introdotto lo spettatore al suo metodo che, con l’appoggio del suo compagno di viaggio, Francesco Picciotti, punta ad un teatro di figura, di palpabilità, metamorfosi e transizione, incapace di stabilizzarsi, perché chi si ferma è cresciuto. Uno spirito, quello di Cosentino, che si anima nella discussione con Claudia Cannella, che lo ha intervistato, e con l’uditorio per dire assolutamente la necessità di un teatro che faccia dell’immaginazione il suo stendardo di battaglia. Ovviamente una battaglia di bambini che giocano alla guerra, si ammazzano, muoiono e un attimo dopo sono di nuovo in piedi.

Laura Pacelli
Osservatorio Critico Università Roma2
18 ottobre 2010


Spicchi di raglio all’aglio
ai riccioli impepati di striature sorvolate;

Invasione parquet(ggiata) di giocattoli a granata
manipoli
di un padrone di baracca
messa in piedi a spray di lacca

che a fissarla basta un gesto
a mantenerla si fa presto
e a mangiarla in opinioni si fan tutti faraoni

di qualcosa che han capito
prima ancor che insista il dito
sul perché del desiderio
di mostrarsi poco serio

Ché se il serio fosse stolto
di codesto avresti il volto
da affogare tra le mani d’orsacchiotti in marzapane

e al cretino affideresti
la lungimiranza d’amabili resti
proiettando in bel farsetto quel che a quark finor s’è detto

Ma auscultando sott’orecchio
s’è poi perso l’intelletto
di quel genio fulminato
che alle ortiche hai regalato.

Poi maestra
la saggezza
del tuo dire in post scaltrezza
quando al muro
la Cannella
hai trattato da bidella

perché a piedi
dalla luna
t’ha gettato in una duna
domandandosi il perché
tutti ridano di te.

Maria Rita Di Bari
Osservatorio Critico Università Roma2
18 ottobre 2010

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