Ambra Senatore - Materiali sparsi per una nuova creazione
e incontro con Rodolfo Sacchettini
12 novembre 2010 - video integrale
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venerdì 5 giugno 2015
giovedì 14 aprile 2011
MATERIALI E RIFLESSIONI - Nono incontro
LE RIFLESSIONI CRITICHE DI RODOLFO SACCHETTINI
Nell’incontro pubblico con Ambra Senatore, dopo la sua breve azione coreografica realizzata con Caterina Basso tratta dall’ultimo spettacolo Passo, sono emerse alcune questioni riconducibili in parte al tema dell’ironia. Che cos’è l’ironia? Come funziona? Che tipo di relazione si innesca con il pubblico? E soprattutto come viene oggi trattata l’ironia, che uso se ne fa e che implicazioni comporta? La sensazione è che in questi ultimi decenni all’ironia si ricorra in maniera sempre più diffusa, come fosse un salvagente. Da strumento di intelligenza e di analisi pare allora trasformarsi in arma, dispiegata per salvaguardare la superficie delle cose, per bloccare slanci o desideri di profondità. Invece di stimolare i pensieri, spingerli sempre più avanti, l’ironia di oggi, spesso brutale e rozza, tarpa le ali, legittima la stupidità. Ma questa non è più ironia evidentemente, bensì la sua degradazione. Di questi tempi, nelle conversazioni, l’”ironia” cialtrona fa ovunque la sua comparsa come un disco rotto, tramuta la riflessione in barzelletta, semplifica, rende tutto ammissibile, detta il ritmo dei dialoghi, dando vita a tratti a una sorta di contrappunto del consenso come fa la risata registrata in una sit-com. L’ironia cialtrona-televisiva tramuta immediatamente la critica in chiacchiera e di questi tempi non c’è da stupirsi: è cosa impervia essere rigorosi, prima di tutto con noi stessi, sforzandosi di distinguere il più possibile la natura di ciò che si ha davanti. Lavorare seriamente con l’ironia è insomma molto difficile e ci vuole una certa grazia, quella del saper stare dentro e fuori le cose, che, molto spesso in scena il “corpo”, col suo strenuo esercizio di una qualità, la presenza, riesce a mantenere meglio rispetto alla “parola”, che appare spesso davvero usurata e consunta, difficile da rianimare.
Cercare di instaurare una relazione “ironica” tra scena e pubblico significa tenere in conto contemporaneamente più livelli di significato; se è vero che l’ironia – semplificando al massimo – è l’affermazione di una cosa per intenderne un’altra (solitamente il suo opposto), il contratto con lo spettatore andrà sempre disegnato in maniera sottilmente ambigua. Guardiamo a cosa accade nella performance della Senatore, ad esempio. A quale livello qui dobbiamo attenerci o, in altre parole, che cosa si sta dicendo su quella scena? Non si tratta certo di far la morale o di dare dei “messaggi”, ma qualcosa di piuttosto chiaro viene “detto”, e ciò avviene tramite il linguaggio del corpo. Le due danzatrici danno vita nell’arco di pochi minuti e con una certa grazia a una partitura di gesti che paiono continuamente giocare sulla sorpresa. Sembra quasi che le danzatrici si sorprendano dei propri gesti, come “costrette” a eseguire una coreografia, senza aver però la certezza di come questo gioco andrà a finire. Basso e Senatore, con la medesima parrucca e gli stessi abitini, si presentano come due “sorelline”, o addirittura due cloni, in gara forse per il raggiungimento del fantomatico modello comune. Una certa idea di danza, una certa estetica, un certo modo di ammiccare al pubblico funzionano da modello omologato e omologante al quale inavvertitamente si prova a resistere (da parte delle performer, ma anche del pubblico). L’errore e alcune emozioni umane (l’imbarazzo, il pudore, la sgangheratezza) diventano allora gli antidoti a degli stereotipi che imprigionano il corpo, lo bloccano e lo normalizzano. In questa dinamica la coreografia della Senatore prova a costruire non delle vere e proprie narrazioni, ma delle micro-storie, mirco-climi emotivi, riconducibili a un universo umano sghembo e in difficoltà, ma sostanzialmente “simpatico”. Perché simpatico? Perché passibile di identificazione: dietro alla perfezione, fredda e meccanica, del modello si compie lo scarto scivoloso dell’ironia che nasconde e rivela a tratti l’ombra della normalità. Una normalità, che si affanna, più fragile e più calda, e che alle prese con la sua complicata e viva esistenza, può mostrarsi come “eccezione” e finalmente riguardarci.
Che tipo di evoluzione può avere questa dinamica, questa applicazione così corretta di un dispositivo retorico molto semplice? Le strade sono ovviamente tante e inaspettate, e tante le possibili derive, ma dal dialogo con la Senatore emerge un’interessante necessità di continuare a costruire spessore intorno a queste “figure”, forse necessariamente nate in una sorta di scarto bidimensionale, ad andare più a fondo nel ritrarre la “varia umanità”; tramite il linguaggio della danza raccontare i tic, le smorfie, le irregolarità dell’essere umano. È forse proprio in questo scivolamento di piani, dal lineare al franto, che quella ironica diventa una possibile chiave per scandagliare così anche il versante dell’ombra, affondare i propri passi nel “grottesco” – oggi poco e male frequentato dal teatro – per accettare l’enigma della “mostruosa normalità”, quella delle nostre facce e dei nostri corpi.
Rodolfo Sacchettini
19 novembre 2010
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lunedì 31 gennaio 2011
OSSERVATORIO CRITICO UNIVERSITARIO - Nono incontro
Nono incontro - 12 novembre 2010
Novo Critico 2010. Ambra Senatore incontra Rodolfo Sacchettini
Passo
Parrucca verde, Vestito nero.
Elena D'Angelo
Osservatorio critico Roma1
L’inciampo
Laura Pacelli
Osservatorio critico Roma1
Novo Critico 2010. Ambra Senatore incontra Rodolfo Sacchettini
Passo
Parrucca verde, Vestito nero.
Immobile. Sotto il bagno di luce della lente Fresnel. Parrucca nera. Vestito verde. Il corpo esatto, come una figurina di cartone ritagliata con precisione estrema. Lentamente si anima. I primi istanti si popolano di movimenti robotici, inumani. Il corpo studia lo spazio, si intrattiene con le dinamiche del disequilibrio e della frammentazione, tagliando l’aria della piccola scena 4x4. Il silenzio della sala è animato dal respiro e dal ritmico scricchiolare delle tavole di legno. Poi: la musica. Il movimento si fa più fluido. Il mio occhio s’abitua, riconosce, non segue più col dito incerto le lettere di uno strano alfabeto, ma riesce a leggere parole, persino intere frasi.
L’immagine si moltiplica. Due corpi identici che in maniera identica si muovono nello spazio, raccontando una storia di gesti quotidiani, consueti. La mano che sistema i capelli dietro l’orecchio: istantanea di un’umanità che vuole rivelarsi nel flusso dell’agire danzato. Dalla superficie indistinta del movimento affiorano come guizzi dettagli che svelano l’individualità, spesso legati ad un errore volontario nell’esecuzione della coreografia. Come a dire: è nella deviazione dalla norma che l’individuo può sperare di affermare la propria unicità.
Tra gli applausi i miei occhi aspettano ancora, da dietro la tenda: Parrucca nera, Vestito verde. O ancora meglio: Parrucca verde, Vestito nero.
L’immagine si moltiplica. Due corpi identici che in maniera identica si muovono nello spazio, raccontando una storia di gesti quotidiani, consueti. La mano che sistema i capelli dietro l’orecchio: istantanea di un’umanità che vuole rivelarsi nel flusso dell’agire danzato. Dalla superficie indistinta del movimento affiorano come guizzi dettagli che svelano l’individualità, spesso legati ad un errore volontario nell’esecuzione della coreografia. Come a dire: è nella deviazione dalla norma che l’individuo può sperare di affermare la propria unicità.
Tra gli applausi i miei occhi aspettano ancora, da dietro la tenda: Parrucca nera, Vestito verde. O ancora meglio: Parrucca verde, Vestito nero.
Elena D'Angelo
Osservatorio critico Roma1
L’inciampo
Che una caduta inaspettata generi uno scoppio di ilarità, immerga nel comico l’osservatore è dato per assodato, Charlie Chaplin e Buster Keaton la praticavano alla perfezione, da veri maestri dell’inciampo, si pensi al formidabile duetto in Luci della ribalta. La teorizzazione pirandelliana viene ad informare che il passaggio dal comico all’umorismo è un passo, breve. L’osservatore s’accorge della sofferenza del malcapitato, la sua risata si spegne. Il confronto coi grandi nomi può spaventare, perciò Ambra Senatore ha riposto in un cantuccio due regali, un libro e un cofanetto di dvd su Keaton, destinati a future letture e visioni, quando non avrà più il timore del paragone con quel grande cui non di rado viene accostata per le formule del suo teatro danza, dove alberga lo stupore, causato da un apparente imprevisto. Tutto in realtà è studiato alla perfezione; il doppio, un piede che cede, una parrucca che vola, una mano che si stacca vengono inseriti ad arte per stupire, disorientare. Contro la sicurezza, che vuol tornare ad insediarsi, immediata deve nascere una nuova forma, che sia tableau vivant o fermo immagine, capace di stupire ancora: perché nel futuro spettacolo di Ambra Senatore la danza sia come la vita, di continuo soggetta a metamorfosi, afferrabile e definibile per poco, poi di nuovo in evoluzione. Un incontro piacevole quello che segue la presentazione del lavoro, in cui giustamente il critico Sacchettini lascia che la Senatore continui a fare teatro mentre parla del proprio teatro.
Laura Pacelli
Osservatorio critico Roma1
Questione di tempi
Daria Deflorian ha scelto di non presentare alcun primo studio.
Da sottolineare questa volontà, non dettata dalle circostanze, di soffermarsi con e sulle idee prima di metterle in pratica. James Hilmman le fornisce il sostegno teorico “[...]le idee perdono vitalità quando vengono concretizzate. Devono essere covate per farne uscire di migliori”.
Ecco mi pare buona cosa questo suo non cedere all'ansia del risultato, al ricatto della formalizzazione e della produzione immediata. La necessità quindi di sostare, assecondare i tempi del pensiero,e non precipitarsi.
E' il rifiuto di quella che la Deflorian definisce la “condanna dell'esposizione”.
Che un artista cerchi il confronto col pubblico in questa fase iniziale di creazione, è raro.
Quando ad esistere è solo l'idea, nuda, senza ancora una traduzione scenica, esporsi al giudizio esterno può essere prematuro ma anche stimolante.
Ambra Senatore, diversamente dalla sua collega ha scelto di non cogliere questa occasione. Ci ha mostrato un estratto da “Passo”, spettacolo che ha già avuto modo di girare e ricevere riconoscimenti. Ha ritenuto opportuno dover necessariamente “mostrare”. Difatti il nuovo lavoro quello annunciato, tarda a vedere luce. La Senatore ce lo fa intuire nella discussione con il critico Rodolfo Sacchettini , esponendo anche i propri dubbi in merito alla sua idea iniziale : costruire un percorso di movimenti che compongano immagini cinematografiche. Nel dichiararsi probabilmente non all'altezza delle sue intenzioni , e nell'esprimere la preoccupazione di venir meno ad una certa tempistica, la Senatore ci ricorda che la creazione ha i suoi tempi. Tempi spesso dilatati, che possono portare a non essere “in tempo”. E mentre pensa e tentenna, ci racconta di come l'osservazione della realtà sia la sua principale fonte d'ispirazione: l' anziano marito che aiuta la moglie a salire tirandola lentamente per un braccio è un intero mondo di gesti, pose e atteggiamenti.
Errare è umano, si dice.”Passo” è volutamente disseminato di errori o “pennellate di umanità”, che intaccano l'apparente perfezione della danza. L'umanità è tutta in quelle mancanze,i n quei vuoti, in quel qualcosa che non torna e che devia dalle aspettative, è nel rifiuto della pienezza e della riproducibilità. Tutto questo è anche molto ironico. Ci si chiede allora cosa sia l'ironia e ci si interroga su i meccanismi del comico, che sono imperscrutabili e di difficile spiegazione. La comicità è in fondo una questione di tempi, non riproducibili con esattezza e precisione.
Giada Oliva
Daria Deflorian ha scelto di non presentare alcun primo studio.
Da sottolineare questa volontà, non dettata dalle circostanze, di soffermarsi con e sulle idee prima di metterle in pratica. James Hilmman le fornisce il sostegno teorico “[...]le idee perdono vitalità quando vengono concretizzate. Devono essere covate per farne uscire di migliori”.
Ecco mi pare buona cosa questo suo non cedere all'ansia del risultato, al ricatto della formalizzazione e della produzione immediata. La necessità quindi di sostare, assecondare i tempi del pensiero,e non precipitarsi.
E' il rifiuto di quella che la Deflorian definisce la “condanna dell'esposizione”.
Che un artista cerchi il confronto col pubblico in questa fase iniziale di creazione, è raro.
Quando ad esistere è solo l'idea, nuda, senza ancora una traduzione scenica, esporsi al giudizio esterno può essere prematuro ma anche stimolante.
Ambra Senatore, diversamente dalla sua collega ha scelto di non cogliere questa occasione. Ci ha mostrato un estratto da “Passo”, spettacolo che ha già avuto modo di girare e ricevere riconoscimenti. Ha ritenuto opportuno dover necessariamente “mostrare”. Difatti il nuovo lavoro quello annunciato, tarda a vedere luce. La Senatore ce lo fa intuire nella discussione con il critico Rodolfo Sacchettini , esponendo anche i propri dubbi in merito alla sua idea iniziale : costruire un percorso di movimenti che compongano immagini cinematografiche. Nel dichiararsi probabilmente non all'altezza delle sue intenzioni , e nell'esprimere la preoccupazione di venir meno ad una certa tempistica, la Senatore ci ricorda che la creazione ha i suoi tempi. Tempi spesso dilatati, che possono portare a non essere “in tempo”. E mentre pensa e tentenna, ci racconta di come l'osservazione della realtà sia la sua principale fonte d'ispirazione: l' anziano marito che aiuta la moglie a salire tirandola lentamente per un braccio è un intero mondo di gesti, pose e atteggiamenti.
Errare è umano, si dice.”Passo” è volutamente disseminato di errori o “pennellate di umanità”, che intaccano l'apparente perfezione della danza. L'umanità è tutta in quelle mancanze,i n quei vuoti, in quel qualcosa che non torna e che devia dalle aspettative, è nel rifiuto della pienezza e della riproducibilità. Tutto questo è anche molto ironico. Ci si chiede allora cosa sia l'ironia e ci si interroga su i meccanismi del comico, che sono imperscrutabili e di difficile spiegazione. La comicità è in fondo una questione di tempi, non riproducibili con esattezza e precisione.
Giada Oliva
Osservatorio critico Roma2
martedì 23 novembre 2010
NONO INCONTRO: AMBRA SENATORE / RODOLFO SACCHETTINI
INTERVISTA DI KLP AD AMBRA SENATORE E RODOLFO SACCHETTINI
giovedì 11 novembre 2010
Il nono appuntamento in calendario è
Venerdì 12 novembre ore 21
SPAZIO KATAKLISMA
AMBRA SENATORE
incontra
Venerdì 12 novembre ore 21
SPAZIO KATAKLISMA
Via G. De Agostini 79 - Roma (Pigneto)
AMBRA SENATORE
incontra
RODOLFO SACCHETTINI

Nel nono incontro di Novo Critico:
Materiali sparsi per una nuova creazione
Esposizione informale di materiali della nuova creazione in fase di lavoro
con Caterina Basso, Claudia Catarzi, Ambra Senatore
AMBRA SENATORE nata a Torino nel 1976, lavora nell’ambito del teatro di danza in Italia e in Francia dal 1997. Dopo alcune esperienze di creazione collettiva dal 2004 è autrice di suoi spettacoli. Ha collaborato con Jean Claude Gallotta, Giorgio Rossi, Georges Lavaudant (Théâtre de l’Odéon, Parigi), Marco Baliani e Roberto Castello. Collabora come autrice con Antonio Tagliarini.
RODOLFO SACCHETTINI È critico teatrale della rivista Lo straniero e fa parte del coordinamento critico e organizzativo del Festival di Santarcangelo per il triennio 2009-2011. E’ dottore di ricerca in Italianistica. Ha curato insieme ad Ascanio Celestini il volume Storie da legare (Edizione della Meridiana, 2006), e con Anna Dolfi e Nicola Turi il volume Memorie, autobiografie, diari nella letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento (ETS, 2008). Ha pubblicato L’oscuro rovescio. Previsione e pre-visione della morte nella narrativa di Tommaso Landolfi (SEF, 2006). Ha scritto saggi per la collana “I libri quadrati” della Ubulibri: Motus, Io vivo nelle cose (2006), Fanny & Alexander, Ada. Romanzo teatrale per enigmi in sette dimore liberamente tratto da V. Nabokov (2006); Kinkaleri, 2001-2008. La scena esausta (2008). Dal 2004 cura e conduce una rubrica radiofonica bimensile di attualità teatrale su Rete Toscana Classica ed è tra i fondatori di Altre Velocità, gruppo di osservatori e critici teatrali (www.altrevelocita.it)
Materiali sparsi per una nuova creazione
Esposizione informale di materiali della nuova creazione in fase di lavoro
con Caterina Basso, Claudia Catarzi, Ambra Senatore
Venerdì 12 novembre ore 21, presso lo Spazio Kataklisma, il giovane critico Rodolfo Sacchettini, incontra Ambra Senatore, in una serata dedicata all’esposizione informale di materiali della sua nuova creazione. Ambra Senatore, nata nel 1976, è danzatrice professionista in Italia e in Francia dal 1997, ha pubblicato La danza d’autore. Vent’anni di danza contemporanea in Italia ed ha vinto, con il progetto Passo, il Premio Equilibrio 2009 della Fondazione Musica per Roma.
Nell’incontro Ambra Senatore proseguirà il lavoro intrapreso con Passo, ovvero la direzione di un gruppo e il tentativo di lavorare su dinamiche di movimento danzate, nutrite di elementi teatrali, di sottili frammenti narrativi, come pennellate di azioni e di gesti consueti.
Nel nuovo progetto l’intento è quello di esplorare maggiormente la costruzione drammaturgica, non necessariamente per arrivare ad una narrazione, ma ad una drammaturgia che passi attraverso le azioni e la presenza dei corpi.
“Inizieremo le prove a metà ottobre ed apriremo per la prima volta allo sguardo questi nuovissimi materiali sparsi in una sorta di chiacchierata proprio a Novo Critico, ringraziando per la partecipazione chi vorrà essere presente al confronto” Ambra Senatore.
AMBRA SENATORE nata a Torino nel 1976, lavora nell’ambito del teatro di danza in Italia e in Francia dal 1997. Dopo alcune esperienze di creazione collettiva dal 2004 è autrice di suoi spettacoli. Ha collaborato con Jean Claude Gallotta, Giorgio Rossi, Georges Lavaudant (Théâtre de l’Odéon, Parigi), Marco Baliani e Roberto Castello. Collabora come autrice con Antonio Tagliarini.
Ha pubblicato La danza d’autore. Vent’anni di danza contemporanea in Italia, UTET, Torino, 2007.
Vince, con Passo, il Premio Equilibrio 2009 della Fondazione Musica per Roma.
Altre produzioni sono Non so fare Maglie 2010 (istallazione/opera collettiva codiretta con Ilaria Turba), Passo-duo 2009, Maglie 2009, L’ottavo giorno (di A. Senatore e A. Tagliarini), Altro piccolo progetto domestico 2007, Informazioni Utili 2006, Merce 2005, EDA-solo 2004.
Le sue creazioni muovono dall’osservazione fisica di semplici eventi consueti giungendo alla scrittura di partiture di azioni che spostano il punto di vista sulla realtà con una vena umoristica e surreale, spesso con una critica sottile e tagliente. L’evocazione della realtà per frammenti si accompagna all’esplicita dichiarazione del gioco della finzione teatrale.
È autrice anche di performance per spazi non teatrali che sviluppano tematiche relative al commercio dell’opera e del suo autore-interprete.
RODOLFO SACCHETTINI È critico teatrale della rivista Lo straniero e fa parte del coordinamento critico e organizzativo del Festival di Santarcangelo per il triennio 2009-2011. E’ dottore di ricerca in Italianistica. Ha curato insieme ad Ascanio Celestini il volume Storie da legare (Edizione della Meridiana, 2006), e con Anna Dolfi e Nicola Turi il volume Memorie, autobiografie, diari nella letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento (ETS, 2008). Ha pubblicato L’oscuro rovescio. Previsione e pre-visione della morte nella narrativa di Tommaso Landolfi (SEF, 2006). Ha scritto saggi per la collana “I libri quadrati” della Ubulibri: Motus, Io vivo nelle cose (2006), Fanny & Alexander, Ada. Romanzo teatrale per enigmi in sette dimore liberamente tratto da V. Nabokov (2006); Kinkaleri, 2001-2008. La scena esausta (2008). Dal 2004 cura e conduce una rubrica radiofonica bimensile di attualità teatrale su Rete Toscana Classica ed è tra i fondatori di Altre Velocità, gruppo di osservatori e critici teatrali (www.altrevelocita.it)
ingresso libero su prenotazione
info e prenotazioni: tel 349 2834261
novocritico@gmail.com
novocritico.blogspot.com
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mercoledì 6 ottobre 2010
appuntamenti tra critica e nuova scena performativa
Otto compagnie di teatro e due di danza incontrano la critica in un contenitore ad hoc, unico nel suo genere in tutta Italia. Un progetto ideato da Elvira Frosini in collaborazione con amnesiA vivacE e le Università La Sapienza Roma Uno e Tor Vergata Roma Due, per un dialogo fra artisti, critici e studenti e con il partenariato della Fondazione Romaeuropa, da sempre attenta a mostrare ed attuare un percorso di attenzione e sostegno ai nuovi fermenti e linguaggi della contemporaneità.
Si apre l’8 ottobre la seconda edizione di NOVO CRITICO – Appuntamenti tra critica e nuova scena performativa, un progetto che si rivolge al ricco fermento dei linguaggi della nuova scena performativa, e prevede la partecipazione di dieci compagnie di teatro e di danza provenienti dal territorio romano e da quello nazionale, per offrire un panorama articolato e approfondito sulla nuova scena e il rapporto con la critica e il pubblico
Dieci incontri ad ingresso gratuito, pomeridiani o serali, in diversi spazi della città (Spazio Kataklisma, in zona Pigneto, Università Romadue, Kollatino Underground) dove gli artisti presenteranno una prova aperta della nuova produzione oppure un estratto di lavoro che delinei il loro percorso artistico. A seguire il critico coprotagonista dell’incontro interverrà elaborando riflessioni sulla produzione in scena, e gestirà un dialogo con l’artista e il pubblico sul percorso creativo in atto, sulle pratiche adottate e sul processo di elaborazione.
Non solo una rassegna, dunque, ma un percorso aperto di performance, prove aperte e work in progress che si attua insieme ai critici, avvicinandoli agli artisti e al loro lavoro, in un calendario di appuntamenti che ha lo scopo di delineare una nuova pratica di riflessione ed uno scambio dialettico tra artisti e gruppi della scena contemporanea, il pubblico e la critica, in particolare la “nuova critica”, scelta non solo come interlocutore privilegiato, ma anche e in primo luogo come attore di questo processo.
Fra i partner del progetto, inoltre, ci sarà Krapp's Last Post, klpteatro.it, rivista in rete specializzata nella critica e la diffusione della cultura teatrale, che realizzerà interviste video ai critici e agli artisti pubblicandole su web, e i video documentativi degli incontri. Il lavoro e la complessità delle implicazioni, le domande, le questioni emerse saranno quindi continuamente monitorati e pubblicati, rendendo possibile anche un ampliamento del dibattito e della riflessione.
VEDI IL CALENDARIO
Otto compagnie di teatro e due di danza incontrano la critica in un contenitore ad hoc, unico nel suo genere in tutta Italia. Un progetto ideato da Elvira Frosini in collaborazione con amnesiA vivacE e le Università La Sapienza Roma Uno e Tor Vergata Roma Due, per un dialogo fra artisti, critici e studenti e con il partenariato della Fondazione Romaeuropa, da sempre attenta a mostrare ed attuare un percorso di attenzione e sostegno ai nuovi fermenti e linguaggi della contemporaneità.
Si apre l’8 ottobre la seconda edizione di NOVO CRITICO – Appuntamenti tra critica e nuova scena performativa, un progetto che si rivolge al ricco fermento dei linguaggi della nuova scena performativa, e prevede la partecipazione di dieci compagnie di teatro e di danza provenienti dal territorio romano e da quello nazionale, per offrire un panorama articolato e approfondito sulla nuova scena e il rapporto con la critica e il pubblico
Dieci incontri ad ingresso gratuito, pomeridiani o serali, in diversi spazi della città (Spazio Kataklisma, in zona Pigneto, Università Romadue, Kollatino Underground) dove gli artisti presenteranno una prova aperta della nuova produzione oppure un estratto di lavoro che delinei il loro percorso artistico. A seguire il critico coprotagonista dell’incontro interverrà elaborando riflessioni sulla produzione in scena, e gestirà un dialogo con l’artista e il pubblico sul percorso creativo in atto, sulle pratiche adottate e sul processo di elaborazione.
Non solo una rassegna, dunque, ma un percorso aperto di performance, prove aperte e work in progress che si attua insieme ai critici, avvicinandoli agli artisti e al loro lavoro, in un calendario di appuntamenti che ha lo scopo di delineare una nuova pratica di riflessione ed uno scambio dialettico tra artisti e gruppi della scena contemporanea, il pubblico e la critica, in particolare la “nuova critica”, scelta non solo come interlocutore privilegiato, ma anche e in primo luogo come attore di questo processo.
Fra i partner del progetto, inoltre, ci sarà Krapp's Last Post, klpteatro.it, rivista in rete specializzata nella critica e la diffusione della cultura teatrale, che realizzerà interviste video ai critici e agli artisti pubblicandole su web, e i video documentativi degli incontri. Il lavoro e la complessità delle implicazioni, le domande, le questioni emerse saranno quindi continuamente monitorati e pubblicati, rendendo possibile anche un ampliamento del dibattito e della riflessione.
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