lunedì 22 novembre 2010

OSSERVATORIO CRITICO UNIVERSITARIO - Settimo incontro

Settimo incontro - 5 novembre 2010

NOVO CRITICO 2010 : "Estratti dostoevskijani"
Silvia Garbuggino e Gaetano Ventriglia incontrano Simone Pacini



In due

L’attenzione va risposta nelle parole, se ne dicono tante, poche contano, bisogna scegliere con cura ed essere diretti, guardando agli insegnamenti del passato, letterari e teatrali. Nel primo caso Dostoevskij, nel secondo l’avanspettacolo, dove le cose avvengono direttamente ed il pubblico deve essere rapito dagli attori che, sugli umori di quello, plasmano la propria tecnica, capace d’improvvisazione e d’una variazione di ritmo che rende una battuta unica e riuscita. Bisogna lavorare molto, anni ed anni, la noncuranza della critica ufficiale e la rincorsa al piccolo genio di turno che esca vittorioso da un prestigioso premio teatrale devono muovere ad una ferrea e sarcastica critica, ma non abbattere, la scena finale del “Premio Dostoevskij”, dove chi organizza la manifestazione è anche colui che sarà premiato, parla da sé. Il lavoro del teatro è scelta di vita. Tutto questo vogliono comunicare Silvia Garbuggino e Gaetano Ventriglia quando nello spazio Kataklisma offrono un assaggio del loro modo di intendere il teatro e si intrattengono nel dibattito che ne consegue. Del grande scrittore russo tornano quasi sussurrate, come ipnotiche, aiutate dagli occhi magnetici dell’attrice, le parole del monologo finale di Alioscia, che ammutoliscono l’uditorio per la loro disarmante purezza, tanto lontana dalla maggior parte delle espressioni culturali del nostro tempo che, se non dicono con violenza, se non riportano l’orrore e le brutture così come accadono nel quotidiano, spesso partono svantaggiate. Come se la fantasia, quando astrae per parlare di temi universali in grado di risuonare sempre, in ogni tempo, significasse essere fuori dal proprio tempo. Si sa invece che gli umiliati e offesi esistono e sempre esisteranno, il ricorso a Dostoevskij che su quelli basa la propria poetica è assai indicativo. Segue un divertente sketch dove chi viene additato come cretino appare più intelligente del superbo dal tono professorale e al silenzio rispettoso del pezzo precedente si sostituiscono risate che a ben guardare testimoniano come si possa mantenere uno stesso significato pur con due registri diversi. In entrambi i frammenti presentati vi è uno stesso sottotesto, in entrambi la morte, gli interrogativi essenziali sulla vita e sul modo di viverla, su quel che avverrà dopo la fine sono il soggetto principale. Si parli del senso della vita, chiede più volte Ventriglia durante l’incontro col pubblico, la Garbuggino lo ascolta silenziosa con convinzione e, al vederli, si ha il pensiero che quando si è in due sia, dopotutto, possibile combattere per il proprio teatro, la propria vita. 
Laura Pacelli
Osservatorio critico Roma2

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