LE RIFLESSIONI CRITICHE DI MASSIMO MARINO
Guardare l'altro teatro
Quando si parla di critica, in ambienti teatrali si esprime spesso il compianto per un caro estinto, per un’attività rassicurante del bel tempo andato, che una volta c’era e ora non c’è più. Era un ornamento di lusso, uno spazio del pensiero applicato all’esperienza, un momento di confronto per gli artisti e per il pubblico, cancellato dalla marea montante della società dello spettacolo, che educa a non distinguere, a evitare di scegliere, di analizzare, di giudicare, e invita solo a consumare. L’intellettuale – si ripete – si è tramutato in funzionario e in addetto stampa, in propagandista, in una voce confusa tra mille altre che prendono la parola magari tutte insieme, senza caratteristiche spiccate e perciò sostanzialmente inutile.
Non credo che le cose stiano così. È vero: l’atteggiamento critico in genere oggi è evitato, eluso, sanzionato; si preferisce adagiarsi nel flusso delle correnti dominanti. Eppure segni di rifiuto a farsi cannibalizzare esistono e sono vivissimi, grazie anche alle nuove possibilità di internet, grazie a un teatro che a sua volta si interroga in modo continuo, ponendo il confronto come una delle necessità ineliminabili. Forse è cambiato il ruolo, sono mutati i supporti, la vecchia aristocratica professione del bello scrivere si è democratizzata, con l’inevitabile contraccolpo di perdere alcune prerogative, di smarrire certi punti fermi.
Andiamo, per esempio, a Roma, tra le periferie in movimento di Tor Vergata con la sua Università Roma 2 e la nuova zona di ritrovo, vita sociale, avventure imprenditoriali e intellettuali del Pigneto, sulla Casilina. In uno spazio del Pigneto nuovo, in via De Agostini, in un ex magazzino di non molti metri quadrati, ha sede l’associazione Kataklisma, fondata da Elvira Frosini, una danzatrice che deborda dai codici coreografici per spettacoli dove anche la parola sostiene penetranti viaggi in mitologie contemporanee. Nel 2008 aveva organizzato Uovo critico. Quest’anno è riuscita a rimettere in piedi la rassegna col il nome di Novo critico. La formula mette a confronto un critico con un artista o un gruppo di teatro o danza che presenta un lavoro in divenire o una sintesi del proprio percorso. Entrambi i contendenti si muovono su terreni laterali rispetto a quelli ufficiali: i critici raramente scrivono su giornali, molto più di frequente collaborano a riviste, siti internet, blog, esperienze indipendenti come “Altre Velocità” o “Krapp's Last Post” (che documenta l’iniziativa); gli artisti praticano territori di sperimentazione variamente configurati.
Partecipa un pubblico di studenti e di appassionati e altri gruppi che stanno elaborando strumenti di impegno artistico o critico originale. Intorno a uno o più frammenti di spettacolo già fatto o da farsi si innesca un’analisi, un discorso, un dibattito che spazia dal commento all’interrogazione sulla prospettiva di creazione, alla discussione dei temi evocati. Soprattutto è un dialogo tra critico, artista e pubblico che rappresenta effettivamente un nuovo modo di fare critica. Non un giudizio frontale, definitivo per uno spettacolo concluso, ma una seduta analitica (di analisi teatrale? sociale? psicanalitica?) di materiali in via di definizione, che produrrà un risultato originale attraverso il confronto di esperienze, visioni, idee, possibilità.
I contendenti sono stati finora Daniele Timpano e Nicola Viesti, Andrea Cosentino e Claudia Cannella, Santasangre e Antonio Audino, Alessandra Sini e Rossella Battisti, Teatro Forsennato e Florinda Nardi, Gaetano Ventriglia con Silvia Gabbuggino e Simone Pacini; prossimamente saranno Daria Deflorian e Katia Ippaso, Ambra Senatore e Rodolfo Sacchettini, Accademia degli Artefatti e Andrea Porcheddu.
Non credo che le cose stiano così. È vero: l’atteggiamento critico in genere oggi è evitato, eluso, sanzionato; si preferisce adagiarsi nel flusso delle correnti dominanti. Eppure segni di rifiuto a farsi cannibalizzare esistono e sono vivissimi, grazie anche alle nuove possibilità di internet, grazie a un teatro che a sua volta si interroga in modo continuo, ponendo il confronto come una delle necessità ineliminabili. Forse è cambiato il ruolo, sono mutati i supporti, la vecchia aristocratica professione del bello scrivere si è democratizzata, con l’inevitabile contraccolpo di perdere alcune prerogative, di smarrire certi punti fermi.
Andiamo, per esempio, a Roma, tra le periferie in movimento di Tor Vergata con la sua Università Roma 2 e la nuova zona di ritrovo, vita sociale, avventure imprenditoriali e intellettuali del Pigneto, sulla Casilina. In uno spazio del Pigneto nuovo, in via De Agostini, in un ex magazzino di non molti metri quadrati, ha sede l’associazione Kataklisma, fondata da Elvira Frosini, una danzatrice che deborda dai codici coreografici per spettacoli dove anche la parola sostiene penetranti viaggi in mitologie contemporanee. Nel 2008 aveva organizzato Uovo critico. Quest’anno è riuscita a rimettere in piedi la rassegna col il nome di Novo critico. La formula mette a confronto un critico con un artista o un gruppo di teatro o danza che presenta un lavoro in divenire o una sintesi del proprio percorso. Entrambi i contendenti si muovono su terreni laterali rispetto a quelli ufficiali: i critici raramente scrivono su giornali, molto più di frequente collaborano a riviste, siti internet, blog, esperienze indipendenti come “Altre Velocità” o “Krapp's Last Post” (che documenta l’iniziativa); gli artisti praticano territori di sperimentazione variamente configurati.
Partecipa un pubblico di studenti e di appassionati e altri gruppi che stanno elaborando strumenti di impegno artistico o critico originale. Intorno a uno o più frammenti di spettacolo già fatto o da farsi si innesca un’analisi, un discorso, un dibattito che spazia dal commento all’interrogazione sulla prospettiva di creazione, alla discussione dei temi evocati. Soprattutto è un dialogo tra critico, artista e pubblico che rappresenta effettivamente un nuovo modo di fare critica. Non un giudizio frontale, definitivo per uno spettacolo concluso, ma una seduta analitica (di analisi teatrale? sociale? psicanalitica?) di materiali in via di definizione, che produrrà un risultato originale attraverso il confronto di esperienze, visioni, idee, possibilità.
I contendenti sono stati finora Daniele Timpano e Nicola Viesti, Andrea Cosentino e Claudia Cannella, Santasangre e Antonio Audino, Alessandra Sini e Rossella Battisti, Teatro Forsennato e Florinda Nardi, Gaetano Ventriglia con Silvia Gabbuggino e Simone Pacini; prossimamente saranno Daria Deflorian e Katia Ippaso, Ambra Senatore e Rodolfo Sacchettini, Accademia degli Artefatti e Andrea Porcheddu.
Digerseltz
Anche chi scrive ha fatto un incontro, con Elvira Frosini, che ha presentato un assolo intitolato Digerseltz. Una quindicina di minuti, con l’attrice-performer separata dal pubblico dalla riproduzione bidimensionale di alcune figurine di un presepe napoletano, un monologo (almeno in questa fase) sul cibo, una asciutta incisiva presenza fisica e un fiume di parole che riprendono con cifra ironica stereotipi su quell’attività primaria, sociale, personale, collettiva che è il mangiare. Il tema è ambizioso e di questo si è parlato alla fine, notando anche come l’autrice stia passando sempre più dal teatro danza a spettacoli abitati dall’esigenza di comunicare verbalmente.
Anche chi scrive ha fatto un incontro, con Elvira Frosini, che ha presentato un assolo intitolato Digerseltz. Una quindicina di minuti, con l’attrice-performer separata dal pubblico dalla riproduzione bidimensionale di alcune figurine di un presepe napoletano, un monologo (almeno in questa fase) sul cibo, una asciutta incisiva presenza fisica e un fiume di parole che riprendono con cifra ironica stereotipi su quell’attività primaria, sociale, personale, collettiva che è il mangiare. Il tema è ambizioso e di questo si è parlato alla fine, notando anche come l’autrice stia passando sempre più dal teatro danza a spettacoli abitati dall’esigenza di comunicare verbalmente.
Massimo Marino, Controscene
6 novembre 2010
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