giovedì 11 novembre 2010

OSSERVATORIO CRITICO UNIVERSITARIO - QUINTO INCONTRO

Quinto incontro: 29 ottobre 2010
NOVO CRITICO 2010: ELVIRA FROSINI/ KATAKLISMA incontra MASSIMO MARINO





























Io mangio, tu mangi, egli mangia…

Che rumore disgustoso
Deve fare Polifemo
Mentre divora le sue vittime
Nel buio della caverna dove dimora
E se accendendo delle candeline
Trovassimo Marilyn Monroe
Al posto di Polifemo?

Blastare un’icona?
E perché non più d’una?
In fondo lasciamo che siano delle icone
A rappresentarci
Milioni di Marilyn
Dietro cui si celano altrettanti Manson
Individui cresciuti per divorare
Figli di un’era in cui
Tutto viene prodotto per essere divorato
Nella maggiore quantità possibile
Nel minor tempo possibile
Cibo
Riviste
Automobili
Farmaci
Monumenti
Quadri
Film
Persone
Amici
Artisti
Icone
Se stessi
E la Madonna stessa chi è
Se non una madre
Che altro compito non ha
Se non quello di insegnare al proprio figlio
Che su questa terra
Se non vuole essere bene di consumo
Deve imparare a consumare?

È storia
Che Cristo Nostro Signore
È diventato un bene di consumo.

Elvira Frosini, nei frammenti del suo primo studio per “Digerselz”, apre uno spiraglio su una tematica senza tempo per l’uomo: il cibo. Da un lato elenchi di ogni sorta di pietanza, l’abbondanza e la sovrabbondanza, fino ad arrivare all’eccesso e allo spreco di cibo cui siamo abituati, dall’altro lato il cibo come metafora del consumo, cui siamo ormai dediti, di qualunque cosa: oggetti, persone, idee nostre o altrui.
Contestualizza la propria critica nella più contemporanea società occidentale prendendo spunto da figure immortali, sacre e profane: evoca prima una sfatta diva Monroe e poi una psicotica Maria di Nazareth, entrambe vomitanti parole, per restare in tema di cibo, allarmate e allarmanti presagi di un mondo senza veli di illusorio equilibrio, dentro e fuori di sé, nel malsano rapporto con ciò che le (e ci) circonda. Il tutto senza inutili intellettualismi, senza ridondanze, in maniera cruda.
Elvira Frosini sembra spinta dall’urgenza di una comunicazione lucida e incisiva da cui emerge l’esigenza di esprimere e ribadire, attraverso una certa ironia, la compulsività del nostro atteggiamento fagocitante verso la realtà circostante.
Primo studio per “Digerselz” promette di diventare un ottimo spettacolo, molto attuale e con un “bacino d’utenza” potenzialmente illimitato. Non ci resta che aspettare di vederlo per intero.

[Blastare: prendere in giro, deridere, sfottere con decisione, o render palese l’altrui torto con cinismo, senza alcuna pietà.]

Gabriele E.
Osservatorio critico Roma2





In cerca

Un vestitino corto a fiorami e una parrucca bionda non fanno di chi li indossa una rediviva Marylin Monroe, di cui il famoso augurio cantato al suo amante troppo importante è ripetuto con distorsione ed abbondanza da Elvira Frosini, che nei suoi due primi appunti decide di mostrare l’eccesso derivante da una visione malata del cibo, piaga come noto del nostro tempo. Occorre dunque operare un’approfondita selezione tra le fonti perché lo spettacolo non cada nel risaputo e nel cliché. Una barricata piena di cibo delle prime prove  che sostiene la Frosini deve significare barricata tra due mondi, politica, barricata con valenza metaforica  viene qui sostituita da un presepe, con l’intento di mantenere l’idea iniziale di divisione. Il personaggio onnivoro straparla, vomita lo schifo del proprio mondo e di ciò che il mondo le offre, ma il troppo che dice non arriva allo stomaco di chi guarda, le parole non possiedono ancora una forza dilaniante, non c’è riso amaro, né ironia dissacrante. Quando il tema scotta, bisogna che esse brucino o si lascino bruciare. Come evidenziato nel dibattito, ciò cui si è assistito non è che una delle molteplici fasi di un lavoro in evoluzione che si interroga costantemente. La Frosini domanda al pubblico ed ascolta con interesse per capire cosa il confronto può offrire alla sua ricerca, dove il cambio di idee ed i dubbi sono necessariamente di stanza.

Laura Pacelli
Osservatorio critico Roma2







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